Vi dice qualcosa il nome di Zeinab Sekaanvand Lokran? È una ragazza iraniana di 22 anni, rischia di essere uccisa. Forse quando queste righe saranno lette l’avranno già ammazzata. Zeinab è stata processata e condannata per l’omicidio del marito. All’epoca aveva 17 anni. Ah, intanto trenta milioni di bambine rischiano di subire mutilazioni genitali femminili
di Valter Vecellio
Per via del mio mestiere di giornalista trascorro alcune ore della mia giornata davanti a uno schermo di computer dove scorrono ininterrotte “notizie” da tutti gli angoli del mondo; ogni giorno, ogni ora, disastri, delitti, sangue, odio, fanatismo, crimini di ogni tipo per denaro, per imbecillità. Fanatici e cretini (si può essere cretini senza essere fanatici, ma ormai la prevalenza è di cretini che lo sono, e un fanatico è indefettibilmente un cretino, senza scampo), sembrano dominare il mondo. Ne siamo circondati e oppressi, e più pericolosi di quanto non si creda. E le notizie scorrono veloci, ci si fa l’abitudine; ed è abitudine non farci quasi più caso, tanto più che la richiesta pressante è quella di fornire “notizie” che siano “divertenti”, perché il povero lettore o spettatore di un notiziario TV, tornato a casa dopo una giornata di lavoro che vogliamo, angosciarlo di più e mandarlo a dormire con il boccone di traverso? Certo che no. Che dorma pure tranquillo, sereno e senza angosce.
Però a volte (più volte), sarebbe proprio il caso, invece, di rendergli insonne qualche notte, o almeno qualche ora, e procurare al lettore/spettatore un fremito di inquietudine, di angoscia. Di mettere da parte qualcuna di queste “brutte” notizie, e farne un catalogo degli orrori che si consumano sotto i nostri occhi. Cambierà qualcosa sapere invece che ignorare? Quasi certamente no. Ma è orribile la frase che non tanto tempo fa si ripeteva: “Non sapevo, non immaginavo, non credevo…”. E, si ripete, pazienza se si turberà qualche tranquilla coscienza.
Per fare un esempio, dice qualcosa il nome di Zeinab Sekaanvand Lokran? È una ragazza iraniana di 22 anni, rischia di essere uccisa. Forse quando queste righe saranno lette l’avranno già ammazzata. Zeinab è stata processata, garantisce Amnesty International, “ingiustamente, e condannata per l’omicidio del marito”. All’epoca dei fatti la ragazza aveva 17 anni. È in attesa di un bambino, quando Zeinab è condannata a morte; la legge iraniana vieta di giustiziare le donne in stato di gravidanza. La “BBC” racconta che secondo i medici il bambino è morto nel grembo della donna due giorni prima che lo desse alla luce, a causa dello shock per l’esecuzione di un compagno di cella. Durante il processo la Corte non ha tenuto in alcuna considerazione la testimonianza della donna sulle percosse e sugli abusi subiti dal marito. Data in sposa a 15 anni, denuncia più volte il marito alla polizia; invano. Quando il marito muore ha 17 anni; viene arrestata e pare abbia confessato di averlo ucciso a pugnalate; tuttavia prima di essere condannata, ritratta la confessione e accusa il fratello del marito. “Human Rights Watch” ricorda che l’Iran ha sottoscritto la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia che vieta il ricorso alla pena di morte per le persone che hanno meno di 18 anni al momento del crimine. Tuttavia, le autorità iraniane hanno già giustiziato un minorenne nell’anno in corso, e nel braccio della morte ci sono altre 49 persone che non avevano 18 anni quando hanno commesso il crimine per il quale sono state condannate.
In quale Paese vive meglio una bambina? In Svezia. Al secondo e al terzo posto altri due paesi scandinavi: Finlandia e Norvegia. Per quel che riguarda l’Italia, siamo al decimo posto. Dove essere una bambina o una ragazza equivale a una maledizione è il Niger: il posto peggiore al mondo. Sono i dati che si ricavano scorrendo l’ultimo rapporto “Every last Girl: free to live, free to learn, free from harm”, a cura di Save the Children.
Cinque i parametri presi in esame: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento delle scuole secondarie, numero di donne presenti nei Parlamenti. In generale, la condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo è tutt’altro che rosea: ogni sette secondi una ragazza con meno di 15 anni è costretta a sposarsi; oltre un milione di ragazze diventano madri prima dei 15 anni; circa 70 mila ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono ogni anno la vita per cause legate alla gravidanza e al parto. Il rapporto calcola che più di 700 milioni di donne si sono sposate prima dei 18 anni contro la loro volontà. Paesi come Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali, Somalia, sono dei veri e propri inferni. Gli Stati Uniti vengono collocati al 32esimo posto, a causa dei tassi di mortalità materna e per il numero di bambini nati da madri adolescenti più alti di quelli di altri paesi ad alto reddito. L’India è il paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47 per cento delle ragazze, più di 24,5 milioni, sposate prima di aver compiuto i 18 anni. In India, ma anche in Afghanistan, Yemen, Somalia, frequenti sono i casi di spose bambine che hanno meno di dieci anni. Tra le ragazze siriane rifugiate in Giordania, nel 2013, una su quattro in un’età compresa tra i 15 e i 17 anni risultava già sposata.
Nel mondo, trenta milioni di bambine rischiano di subire mutilazioni genitali femminili nel prossimo decennio. Infine, le ragazze e le donne in generale continuano a non potersi esprimere liberamente e a essere esclude dai processi decisionali pubblici e privati. A livello globale, solo il 23 per cento dei seggi parlamentari è occupato da donne. Può sorprendere: la più alta percentuale di donne presenti in parlamento si registra in Ruanda: il 64 per cento.
“Telegrammi” dal Niger: ventidue militari uccisi con una pallottola nella testa. Forse all’ora di pranzo o per la preghiera pomeridiana. Il ministro della difesa accusa i narco-terroristi. All’Est del Paese, verso il Lago Ciad, chi uccide sono invece i terroristi di Boko Haram. Si stupra con disinvoltura come arma di guerra e anche come arma di pace. Crescono come funghi i fondamentalismi e si scende a patti e compromessi con i salafiti finanziati dall’Arabia Saudita. I primi nemici dell’Africa molto spesso sono gli africani stessi. I “passeurs”, i contrabbandieri, i commercianti di migranti sono africani e africane sono le politiche di spoliazione estrattiva delle risorse minerarie e forestali. Non solo loro, naturalmente. Si moltiplicano i contratti-bidone e i lucrosissimi affari con le compagnie petrolifere e multinazionali. I minerali sono preziosi, ma solo quando lasciano l’Africa. In cambio, si scaricano scorie di ogni natura e si trasforma l’Africa in una enorme, globale pattumiera. All’appello non manca nessuno: l’Occidente in blocco, ma anche i russi, i cinesi, gli indiani. Buona giornata.
La Voce di New York